Cristiana Crivelli
opera 1° classificata
Viaggio nel nulla
Sulla cima di una duna
ho incontrato il silenzio:
l’ho ascoltato e di sè mi ha parlato.
Era musica dolce,
sole nel cuore,
pane col miele.
Infiniti granelli di sabbia,
oro caldo ammucchiato,
morbide onde che sfiorano il cielo.
Il mio corpo è nulla,
e vorrebbe sparire;
intruso inatteso
in un quadro perfetto.
Ascolto.
Annuso.
Osservo
cullata dal vento e
insieme il cuore
vola lontano.
Silvestro De Simone
opera 2° classificata
Mare d’autunno
Nuvole rade
migrano lente
verso l’orizzonte
attraversando distratte
questo pomeriggio
d’autunno inoltrato.
Come un amore
lentamente consumato
dal tempo,
giorno dopo giorno
il sole perde calore:
presto sarà scia
di luce fredda
adagiata sull’acqua.
Pigra scorre l’ora
prossima al tramonto,
sulla riva,
appaiono e scompaiono,
fra le lingue
dell’onda che morendo
rinnova se stessa,
le tracce
di un passaggio recente.
forse un cuore solitario
i cui sogni riposano
in fondo al mare,
castelli di sabbia
inghiottiti dalla risacca.
Alessandra Crabbia
opera 3° classificata
Mi hombre
Il mio uomo
mangiava pezzi di pane tagliato col coltello,
seduto sul gradino caldo della soglia di casa
mentre guardava il tramonto della sua vita.
Il mio uomo era giunto fino a me
su un carro alato pieno di zingari e cieli ungheresi.
Non aveva mai chiesto alla vita più di quel che gli dava:
piantava i piedi nella terra grassa,
si tirava su le braghe sdrucite
e sapeva ridere ancora per le feste di un cane.
Il mio uomo non sapeva nulla di eterea poesia,
nè gli interessava Pindaro o i suoi voli spossati:
lui sapeva solo guardare il cielo e predire la pioggia,
lui sapeva solo andare in riva al mare
con la nostalgia di un gabbiano sperduto.
Ma quando apriva le sue braccia,
era il suo petto un oceano di quiete,
un’oasi d’amore in un mondo aspro,
un frutteto fatato dimenticato da un dio distratto.
Il mio uomo era un poeta che nulla scriveva,
ma porto le sue rime incise nel cuore,
e la curva della sua anima
è la stessa del mio sorriso incantato.
Giulia Maria Giardini
opera 4° classificata
Il volo della farfalla
Io anelo ad un volo libero, perché sono nata per volare,
senza essere seguita, osservata, giudicata o presa.
Tra soffici nuvole,
sospesa nel mio cielo inteso
compio volute ed osservo.
Mi piace guardare la gente… guardarla vivere.
C‘è libertà e rispetto,
da me posso ricevere e dare senza essere trattenuta,
né da un’idea né da una persona.
Non ci sono catene… Evito le paure.
I miei colori sono quelli dell’arcobaleno
che in cielo è di casa
e c‘è pace nel mio cuore.
Il mio volo è ampio e alto
non ho pregiudizi.
Le mie fragili ali… La mia breve vita ti danno da pensare?
Eppure sono forte e coraggiosa!
Viene nel mio mondo chi non ha paura di sognare, di capire,
di aprire il suo cuore e la mente.
Viene e vola con me,
chi ha il coraggio di non fermarsi mai,
di sorridere anche se è buio pesto
anche nella paura non perde la propria dignità.
Vola chi intravede uno spiraglio di bontà
negli occhi di chi ha davanti a sé.
Nel mio cielo non esistono colpe, né rammarico,
solo volontà di fare e di dare ancora.
Desidero il bene con tutte le mie forze,
anche quando c‘è chi dice che non esiste.
Combatto con un sorriso l’ottusità.
Lascio dietro a me colori, non noia.
Ostinatamente,
continuo a spingermi al limite delle mie forze
per lasciare dietro di me un segno che,
solo chi vede col cuore
coglierà ed imparerà a volare.
Jolanda Serra
opera 5° classificata
Senza parole!
Cadono bombe dal cielo
come la grandine nel mese di marzo
e spezzano le strade
e frantumano le case
come le tessere di un puzzle infinito!
Stringendo tra le mani
un bimbo appena nato,
s’affretta una donna
a fuggire lontano
dove la vita
sia libera d’esser vissuta
dove la guerra sia parola mai conosciuta!
Corre veloce verso il confine
perché quel fagotto che stringe fra le mani
abbia un più felice e libero domani
e non conosca il lamento del suo popolo
reso schiavo dalla paura e dall’odio di un regime!
una sirena… e l’aria già trema
ed un sole esplode trasformando la scena:
la mamma ancora stringe
il suo fagotto amato
mentre di rosso il deserto è già bagnato
e laggiù... dove tutto è cominciato
i pozzi di petrolio traboccano
d’oro nero e sangue umano… innocente… versato!
Resto attonita e senza parole:
certo non è questo… ciò che Dio… per i suoi figli… vuole!
Nadia Chiaverini
opera 6° classificata
Ricordo
di un amore lontano
si riflette
in un presente
vuoto d’amore
In un dolce giorno di festa
profumi odorosi
lievitano
l’aria danzante
Rimangono ormai
tormenta d’inquietudini
promesse smarrite
nel labirinto della vita
Silenzio.
Il tempo trasfigura il ricordo
dell’ora che fu
quand’anche fanciulla
coltivavi fiori di fulgide
speranze.
Allora la vita correva
impetuosa sulle
pagine bianche
planava in un batter d’ali
nei minuti rubati
nella rabbia aggressiva
di un mondo oppressore.
Languida malinconia
oggi sorvola come nebbia
i giorni che rimangono.
Prole stanche riposano
nel baule di una cantina.
Raimondo Rocchetti
opera 7° classificata
Dalla pietrosa bifora
All’ippocastano, maestoso e calmo
e alla grande acacia
a cui lievi fremono le foglie,
dalla pietrosa bifora
volgo lo sguardo
e così m’appare la silente valle…
O mia terra natia
nel meriggio estivo:
Ecco le antiche borgate,
i casolari sparsi,
i cipressi veglianti,
le dolci zolle in declivio
del verde monte
che all’orizzonte s’erge.
Elegante e leggera
al caldo respiro
si culla la Macaona.
Nella quiete
del riposante silenzio
lievi si incrociano
le strade dei ricordi
e mi accarezzano il cuore.
In questa pace
s’adagia il mio pensiero
e nell’azzurrità
del ciel di Lunigiana
lentamente… si perde!
Ermano Raso
opera 8° classificata
La sera che incede
È sera,
la clessidra del tempo
ha consumato un altro giorno,
sciamano i ricordi dinanzi agli occhi,
ora leggeri come l’aria,
ora grevi come macigni,
e la solitudine irrompe prepotente
mentre la bocca si riempie
del sapore amaro degli anni andati,
delle cose perdute.
Però domani ancora mi smarrirò
nell’onda fluente dei tuoi capelli,
ancora volerò come airone
nella primavera azzurra dei tuoi occhi.
Poi la notte, se vorrai,
faremo una passeggiata
sui bianchi sentieri tra le stelle,
tu ed io soli,
mio dolce scoiattolo,
tu, che quando mi guardi
la penna prende a scrivere da sola.
Francesco Sassetto
opera 9° classificata
Incontro
Mi hai aperto la porta di casa, ospite nuovo
inatteso, hai schiuso il tuo cuore ingombro
d’appunti di conti, d’incontri, di cose da fare
a far posto a un amore eventuale – fuori il vento
agitava le carte di un autunno già andato – il solo viaggio che vale sul serio
e che avevi scordato
o messo da parte.
Fu così naturale cominciare a bere, a parlare,
così semplice e vero intrecciare
i discorsi e la mani, raccontarci la vita e i suoi
inevitabili scacchi con voce che aveva il sapore
buono di chi dice per capire davvero.
E qualcosa ho capito di te, ho sentito anch’io
l’amaro dei sassi più fondi e più scuri
che pesano grevi nel sacco
avuto per sorte.
La tua onestà, Maria, l’onestà pulita d’ogni tuo
gesto che t’appartiene assai più del rossetto
o del rimmel di cui poco ti curi.
Ho visto il tuo viso spezzato da zigomi aspri
come le rocce assolate delle spiagge del Sud
che ti ha fatto forte la schiena e spessi
i capelli, fitto cespuglio che al mondo nasconde
il lampo che, a tratti, balena
dalla fessura dei tuoi occhi aggrottati
e ride improvviso.
Angelo Colucci
opera 10° classificata
E poi…
E poi la primavera
come una presenza rinata
il sorriso complice d’una donna
in un giorno di mercato:
quasi una fatalità
questa passione che torna;
e il biancore d’un plenilunio
notti elettriche di feste paesane
le occhiaie dei risvegli malinconici
la bocca amara, impastata
e la paura di perdersi
nel formicolio delle strade
e quel sentirsi solo tra la stessa folla…
E poi figure, code di sogni
l’orologio bianco della piazza
che batte le ore
e ignora il dramma del tempo già speso
e i fanciulli di Penna
rimasti nudi sul libro aperto in cucina…
Ed altri affanni, altri viaggi, altri miraggi…